Chi ha sentito parlare dell’acqua di San Giovanni? Si tratta di un’antica tradizione delle campagne delle Marche Zozze (ma non solo), che coinvolge grandi e piccini in una storia che si tramanda di generazione in generazione. Sì, perché anche chi in realtà non l’ha mai preparata, in qualche maniera ha sentito parlare di questa acqua magica. Ma andiamo per gradi e vediamo insieme, con l’aiuto della mitica Anna Buonamici, esperta di erbe spontanee e antiche tradizioni, e Sabrina Pecci dell’Ecomuseo del Monte Ceresa, come e quando si prepara.

Perché si chiama acqua di San Giovanni?
La prima cosa da sapere è perché si chiama proprio acqua di San Giovanni. Il nome deriva dal momento preciso a cui è associato il rituale, vale a dire la notte di San Giovanni, quella tra il 23 e il 24 giugno. Quest’ultimo è, difatti, il giorno in cui viene celebrata la nascita di San Giovanni Battista. Sarà allora un caso che il rituale di purificazione sia associato proprio al santo che battezzò Gesù? Chissà.
Al di là dei risvolti religiosi, questa pratica si lega anche alla celebrazione del solstizio d’estate, il giorno dell’anno in cui la luce solare dura di più della notte, dando vita, sin dall’antichità, a riti pagani e significati esoterici. La parola solstĭtĭum è composta da sōl, «Sole», e sistĕre, «fermarsi» e, dunque, l’invito è quello di fermarsi come pare fare il sole. Dal punto di vista esoterico il solstizio d’Estate copre un arco di circa quattro giorni, arrivando fino al 24 giugno, alla notte di San Giovanni, collegando questo momento all’inizio della stagione del raccolto.
Come si prepara questa magica acqua
Torniamo ora all’acqua e alla sua preparazione. La tradizione popolare vuole che si debbano raccogliere erbe e fiori spontanei durante la notte tra il 23 e il 24 giugno, dal crepuscolo in poi. Questo perché in queste ore magiche pare che le streghe e gli spiriti si diano appuntamento ai crocicchi delle strade, lungo i sentieri bui e nei luoghi deserti. Che fiori raccogliere? Quello indispensabile è l’iperico, anche detto “Erba di San Giovanni” o “Scacciadiavoli”, proprio perché ritenuto un amuleto contro la stregoneria. A questo in genere nelle nostre zone si aggiungono la lavanda, la ginestra, la felce, qualche foglia di noce e le rose. Ma ognuno, può fare la sua acqua con fiori e piante che ama, purché ci sia anche l’iperico.

A questo punto, i fiori e le erbe vengono in ammollo alla luce della luna, per poi utilizzare questa acqua per lavarsi la mattina seguente.
Altri rituali delle notte di San Giovanni, le commare a fiori
La tradizione non finisce qui. Ci sono, infatti, diversi rituali legati alla notte di San Giovanni. Ad esempio quello delle commare a fiori, vale a dire la preparazione di un mazzolino di fiori che veniva scambiato (o addirittura fatto recapitare a casa) con un’amica recitando la filastrocca “Commara mie, mal n c dcem, ma se mal c dcem, all’infern insieme jem”. Ed è così che un tempo veniva sancita un’amicizia eterna!
Un altro rituale per le donzelle in cerca di sistemazione era quello di mettere la chiara dell’uovo dentro un recipiente e riporlo fuori, alla luce della luna. Al mattino successivo, guardando la forma assunta dalla chiara si poteva desumere il mestiere del futuro sposo. Funzionerà ancora? Fabiana ci proverà e vi racconterà tutto!